MR SZIGET AI TREVIGIANI: “DIFENDETE L’HOME FESTIVAL, L’INDOTTO LOCALE E’ ENORME”

MR SZIGET RISPONDE ALLA LETTERA APERTA DELL’HOME FESTIVAL. “L’HF DIVENTI IL MIGLIOR FESTIVAL GRATUITO D’EUROPA: LA CITTA’ DI TREVISO, SE VUOLE, NE HA LE POSSIBILITA’”

A seguito della lettera aperta di Amedeo Lombardi, organizzatore dell’Home Festival, che ha chiesto ai trevigiani comprensione e aiuto nell’ottica di mantenere a Treviso il più grande festival italiano gratuito (e probabilmente quello più riuscito in questa stagione di crisi), riceviamo  e inoltriamo queste parole di Giulio D’Angelo, responsabile relazioni internazionali “L’Alternativa – Sziget Italia”, docente di Storia ed Estetica musicale Conservatorio “Tartini” Trieste, che quest’anno ha passato un paio di giorni a Treviso, ospite della manifestazione.

Ricordiamo che lo Sziget è il festival di Budapest, giunto alla ventesima edizione e premiato come miglior festival europeo. D’Angelo è l’anima della macchina organizzativa in Italia (sono seimila in media i giovani che ogni anno emigrano per seguire l’evento). Queste le dimensioni del Sziget 2012: 379.000 persone paganti (abbonamenti da 225 euro per la settimana, biglietto giornaliero 50 euro) e tra queste 30.000 che vivono in campeggio (1.500 bagni e 500 docce); 12.000 persone impegnate per la gestione dell’evento (tra gli altri, 1.200 per la sicurezza, 400 tra personale medico e sanitario, 600 addetti alla pulizia). Nell’area sono predisposti sessanta punti show e quindici palchi, dove si sono esibiti 500 artisti provenienti da 43 nazioni.

LA LETTERA APERTA DI GIULIO D’ANGELO, RESPONSABILE ITALIA DELLO SZIGET
Collaboro e lavoro da quasi un ventennio al Sziget Festival di Budapest, il più grande Festival di culture giovanili d’Europa, appena premiato con il prestigioso “Best european major festival award”. E’ stato per me un onore contribuire ed assistere alla crescita di un grande evento che negli anni è diventato la principale attrazione turistica della nazione, ha portato la città di Budapest a notorietà, coinvolgendo centinaia di migliaia di giovani da ogni parte d’Europa.

Uno dei nostri partner privilegiati in Italia è l’Home di Treviso, una scelta derivata dalla serietà e dalla professionalità che dal primo incontro abbiamo riscontrato negli organizzatori. Avendo letto la lettera di Amedeo Lombardi, mi piace inviare alcune mie considerazioni.

C’è una equazione più volte enunciata e mai smentita: per ogni euro investito da una comunità in fatti di cultura ne tornano quattro. La veridicità di questa affermazione a voi della Marca dovrebbe essere ben chiara viste le tante attività che han visto coinvolta la vostra città, dalle grandi mostre d’arte agli spettacoli di teatro, e ancor più vi è chiaro dopo il franco successo di pubblico dell’appena trascorso Home Festival; non solo un successo artistico ma un successo che ha coinvolto tutti i comparti economici trevigiani, dalla ricezione alberghiera, alle attività di ristorazione, dal benzinaio all’edicolante. Per me, questi giorni a Treviso sono stati anche un esempio di quello che si può fare, e bene, in Italia. E quel che si potrebbe fare ancor meglio.

In Italia manca un vero festival, che sia happening e non un mero assieme di concerti. In Italia manca un “vero” grande festival musicale simile al nostro Sziget ma anche ai tanti festival che costellano tante realtà dell’Europa del Nord e delle isole britanniche; un festival dove gente da tutto il mondo possa creare per un periodo più o meno breve una comunità che vive insieme 24 ore al giorno, che si diverte ma anche impara, si apre a nuove esperienze, è parte attiva e non solo passiva di un evento, che contagia col suo entusiasmo e col suo vissuto anche i cittadini che ospitano l’evento.

Questa carenza fa sì che ogni estate si assista ad una pacifica migrazione di migliaia di giovani italiani che vengono al Sziget, vanno a Glastonbury, all’Exit di Novi Sad o ad uno i tanti festival tedeschi. E in Italia? Chiunque lavori in ambito musicale dice che “è impossibile, troppe spese, troppa burocrazia, troppa aleatorietà delle normative e degli obblighi e quindi troppi costi aggiuntivi rispetto ad altre nazioni”. In più, troppo poco coraggio di imprenditori e potenziali sponsor, impossibilità di far programmi a lunga o media scadenza, poca predisposizione delle comunità a sopportare qualche disagio logistico a fronte di indubbi ritorni economici e di immagine. Tutto vero, purtroppo: realtà vera, ma non immutabile.

Ecco, se penso all’Italia, se penso ad un posto dove quanto appena detto si possa smentire, quello è proprio Treviso, è proprio l’Home Festival. Cosa ci vuole per rendere l’Home Festival, la città di Treviso, la sede del vero e grande festival italiano? Siete avvantaggiati: i vostri luoghi son bei luoghi, con le necessarie infrastrutture: luoghi pieni di storia e di cultura che ancor più rendono attrattivo un qualsiasi evento si vada a proporre. Più spazi, un’area attrezzata di campeggio, una maggior connessione con la città e il territorio, una partecipazione ancor più forte delle realtà imprenditoriali locali, un approccio “amichevole” con gli ospiti. Tutto questo più un ultimo elemento indispensabile: autorità amiche e coinvolte, autorità cui ormai non si debbano più chiedere contributi e “patrocini onerosi” ma disponibilità a rimuovere i tanti lacci e lacciuoli che obiettivamente ostacolano l’agire di chiunque in Italia voglia lavorare, non solo in campo d’arte e di cultura.

Troppo, poco, impossibile? Mi piacerà scoprirlo nei prossimi anni. Auspico che se qualcuno dovrà superare i numeri, i record e gli attestati del “mio” Sziget Festival, siate voi, sia il vostro festival, sia la vostra città.

Giulio D’Angelo Responsabile relazioni internazionali L’Alternativa – Sziget Italia, docente di Storia ed Estetica musicale Conservatorio ‘Tartini’ Trieste

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